Approfondiamo quando è necessario e come si realizza
La rigenerazione ossea è una tecnica di ricostruzione dentale che si esegue su pazienti che soffrono di malattie parodontali (che abbiamo trattato qui) e che hanno avuto dei problemi legati alla loro dentatura, come:
- Rimozione di uno o più denti;
- Perdita della consistenza dell’osso (della mandibola o della mascella);
- O che hanno perso uno o più denti.
L’obiettivo di questo trattamento è riportare la salute della bocca allo stato originario e quindi riportare ai giusti parametri lo spessore, l’altezza e la solidità dell’osso compromesso… così che (subito o in futuro) la persona possa essere operata e al professionista sia data la possibilità di installare innesti dentali e altri interventi correttivi.
Fatta questa premessa, scendiamo nei dettagli.
La rigenerazione ossea dentale: come funziona?
Dicevamo: La rigenerazione ossea dentale consiste nel rigenerare l’osso.
Come è possibile?
Grazie ad una tecnica chirurgica all’avanguardia che permette di applicare una sapiente mistura di di osso sintetico e organico sulla parte da rigenerare, per ripristinare la mancanza del corpo e dare all’organismo il “materiale” per ricostruire la zona carente.
Immaginalo come un integratore di vitamine… ma per il dente!
Dopo aver inserito l’innesto, lo specialista lo protegge con una membrana per controllare che la gengiva non si sviluppi nelle zone sbagliate.
Un dettaglio non da poco perché è necessario poiché le cellule della gengiva si sviluppano molto più velocemente di quelle ossee, con il rischio che l’innesto possa essere ricoperto non dall’osso, con l’inevitabile conclusione che si deve ripetere l’operazione da capo.
Andando ancora di più nello specifico va detto che esistono
due tipi di innesto,
ossia due tecniche per rigenerare l’osso della bocca e si differenziano per la tipologia di membrane che vengono utilizzate, le:
- Riassorbibili o
- Non riassorbibili
Vediamole.
Membrane riassorbibili
Questa tecnica prevede l’applicazione di un innesto composto da osso sintetico e osso biologico (che spesso proviene da animali, dal paziente stesso o da un donatore, sempre al di sotto della “famosa” membrana di cui parlavamo prima.
Questa, essendo assorbibile, verrà “mangiata” dai tessuti e perciò sparirà del tutto. A quel punto il dentista dovrà solo rimuovere il materiale di fissaggio (che è in diversi materiali, spesso in metalli anallergici).
Ora vediamo l’altra tecnica.
Membrane non riassorbibili
Fondamentalmente il processo è lo stesso, ma i casi di utilizzo cambiano. La membrana non riassorbibile viene utilizzata per ripristinare ossa profondamente danneggiate, che hanno perso principalmente millimetri in altezza o anche in situazioni ancora più gravi (quasi irrecuperabili). Per questo motivo la membrana deve restare ferma ed è lo specialista a decidere quando rimuoverla – per portare a termine nel modo corretto l’operazione. Di solito si usano materiali molto diversi altezza, come il politetrafluoroetilene espanso con un’anima in titanio ed è fissata con microviti in titanio (e questo aiuta a capire in che situazioni vengono utilizzate).
Bene, viste le tecniche passiamo al post-intervento e il perché molti si affidano a questa tecnica.
Il post-intervento e i benefici della rigenerazione ossea dentale
Dopo l’intervento è fondamentale evitare alcool, fumo e caffè per i successivi 3/4 giorni perché la cicatrizzazione dei tessuti vada a buon fine.
Come per l’estrazione dentale, si deve disinfettare la ferita con collutorio antibatterico evitando lo spazzolino. Dopo quei famosi 3-4 giorni va utilizzato uno spazzolino a setole morbide attorno alla zona interessata e tornare alle abitudini normali solo dopo che l’avrà stabilito lo specialista (perché solo lui può valutare il post-intervento e il recupero).
Il processo completo (con la rimozione del supporto della membrana) si chiude 9 mesi dopo la loro applicazione e a quel punto iniziano le varie operazioni di chirurgia utili alla persona (impianti fissi, etc.) per recuperare la completa funzionalità ed estetica.
Perché utilizzare questa tecnica?
Il grande vantaggio è il ripristino della funzionalità pur mantenendo la fisionomia della bocca.
Un pro per la persona: un’operazione praticamente indolore poiché effettuata con anestesia locale.
Per concludere, possiamo dire che la ricostruzione dentale ossea è il punto di partenza per i casi più gravi – dato che si costruisce la “base” per poi operare successivamente e ripristinare “la bocca” del paziente.
Infine, come ripetiamo spesso, è solo con un incontro con un professionista che si può valutare la tua situazione e poi stabilire qual è il modo migliore per procedere e portare a termine il progetto di ricostruzione.
Per ogni approfondimento e informazioni puoi affidarti al nostro Studio Odontoiatrico del Malvò a Torino per una visita iniziale e capire se è la soluzione giusta per te… ti aspettiamo!